mercoledì 29 agosto 2007

adios campeon

ti ricordiamo così, zurda de diamante (sinistro di diamante)







un abbraccio alla famiglia, y tu cuidate, antonio, estès donde estès.
RIP.

mercoledì 13 giugno 2007

Con i guantoni fuori dalle sbarre..

Si è giocata molto di più - sul ring - del campionato mondiale di boxe, categoria minimosca WBC, Samson Sor Siriporn, una giovane thailandese di 24 anni.


La neocampionessa infatti al momento dell'incontro era reclusa nel carcere di Bangkok, rendendo necessario lo svolgimento del match all'interno del penitenziario stesso.
Samson Sor Siriporn era detenuta dal 2000, quando, appena diciottenne, fu arrestata e condannata a 10 anni di reclusione per spaccio di stupefacenti.

Sfruttando un programma di reinserimento nella società per i reclusi si era data al boxing - che è lo sport più diffuso in Thailandia -, e del resto non era la prima volta che un incontro valido per la corona mondiale si disputava in un carcere: nel novembre 2005 Nangomai Sor Siriporn (la quale non è imparentata con Samson, ma anche lei arrestata per traffico di stupefacenti) tentò la sorte, fallendo.


Samson invece al secondo tentativo vi è riuscita (il primo è
datato aprile 2006), e l'alloro le è valso la grazia per i 3 anni
che ancora le rimanevano da scontare in prigione, in virtù
di una promessa che il governo thailandese ha effettivamente
mantenuto oggi 13 giugno, anche se la data dell'incontro
risale al 3 aprile di quest'anno.

La Thailandia da alcuni anni sta cercando di debellare il traffico di droga, considerato una vera e propria piaga: essa forma, con Myanmar (ex Birmania) e Laos il “Triangolo d’oro”, la regione a più alta densità di coltivazione di papaveri da oppio al mondo.
Per invertire la tendenza, non si lesinano pese esemplari: il traffico di eroina nello specifico è anche con la pena di morte.
Ne sa qualcosa Stefano Pelliccia, nostro connazionale - arrestato nell'ottobre 2005 nel nord della Tailandia con oltre 1 chilo di eroina -, e del quale non si sa più niente da allora.

Ne approfitto per linkarvi alla moratoria sulla pena di morte, se non l'avete già sottoscritta...

sabato 9 giugno 2007

Il Dittatore della Settimana (I) - Omar Al Bashir

Ci sono dittature di cui non sapremo mai niente, semplicemente perchè le repressioni, i massacri e le torture che sempre accompagnano le dittature riguardano una parte del globo dove o i morti si contano a migliaia, oppure sono morti che non fanno notizia.
Ce ne sono altre che ignoreremo per sempre perchè il dittatore di turno fa comodo agli Stati Uniti o a qualche altro stato egemone nel suo intorno continentale.


Ce ne sono alcune, che agli occhi dei mass media occidentali vengono fatti passare come governi legittimi per ignoranza, o alla meglio per mancanza di interesse.
Ce ne sono alcune che conosceremo.


La star di quest'oggi è Omar Al Bashir, al potere in Sudan dal 1989.


Omar nasce in un modesto villaggio nel 1944.
Da giovane, si trasferisce con la famiglia prima a Karthoum (la capitale del Sudan) poi, raggiunta la maggiore età si arruola nell'esercito sudanese, nel 1960, in piena guerra civile (1955-1973).


Si iscrive in un'accademia militare, laureandosi nel 1966 e cinque anni più tardi presta servizio come ausiliare all'esercito egiziano durante la guerra con Israele del 1973, alla fine della quale torna in patria, per completare negli anni ottanta la carriera militare con il grado di generale - guadagnato sul campo durante la seconda guerra civile, che, iniziata nel 1986, è finita nel 2003 - in contemporanea con l'inizio della guerra in Darfur, ancora in corso, e vedeva contrapposti gli abitanti del Nord, di etnia araba e musulmani, a quelli del Sud, di etnia africana e cristiano-animisti; ha causato in totale oltre 2.000.000 di vittime e 4.500.000 sfollati, secondo il rapporto ONU del 2001 sul Sudan.


Tre anni dopo lo scoppio della guerra civile, nel 1989, organizza con altri comandanti dell'esercito un colpo di stato per rovesciare il primo ministro eletto, Sadiq al-Mahdi.
Dopo aver sciolto il Parlamento, annullato tutte le cariche politiche e illegalizzato tutti i partiti politici, nell'aprile 1990 dichiara la Sharia, la legge islamica, come unica legge vigente e sopprime nel sangue un ventilato colpo di stato mandando al patibolo 30 tra ufficiali di polizia e dell'esercito.


Ricopre le cariche di primo ministro e ministro della difesa all'interno del Consiglio del Comando Rivoluzionario - un'oligarchia formata dai cospiratori - fino a quando nell'ottobre 1993 i membri del Consiglio decidono di ritirarsi a vita privata nominando Omar Al Bashir Presidente provvisorio fino alle elezioni annunciate per il 1996. E' superfluo dire che Omar Al Bashir ha vinto con percentuali bulgare.


Quando le trattative per la pace - mediate dalle Nazioni Unite - volgono al termine, nel biennio aprile 2003, scoppia un'altro conflitto: le tribù di etnia africana dei villaggi della regione del Darfur, nell'ovest del paese si uniscono in due milizie ribelli sollevandosi militarmente contro il governo di Al Bashir accusato di sovvenzionare i Janjaweed, predoni di etnia araba che, impuniti, da anni seminavano morte e distruzione tra gli africani.


La strada scelta da Al Bashir per sconfiggere i ribelli è il genocidio di massa: le stime ufficiali dell'ONU aggiornate al 21 febbraio 2005 parlavano chiaro: da 100.000 a 400.000 vittime, a fronte delle 20-30.000 delle stime filo-governative.


In pratica Al Bashir ha scatenato contro la popolazione inerme del Darfur i signorotti della guerra di etnia araba - alcuni dei quali integrati nei quadri governativi come ufficiali di polizia e dell'esercito, una volta rimasti senza lavoro per le trattative di pace per la guerra civile ,- che si sono aggiunti ai Janjaweed con il compito di fare pulizia etnica, causando oltre 2.000.000 di sfollati,



Il metodo usuale consiste nel bombardare dall'alto i villaggi con degli Antonov - aerei da trasporto dell'esercito regolare trasformati in bombardieri - per poi far terminare il compito dagli irregolari a cavallo.
Uomini, donne, bambini... non importa... sono comunque ribelli o futuri ribelli.
Fa rabbia che le poche volte che si parla di Al Bashir, i media lo definiscono Presidente del Sudan.
Ma Presidente di cosa?
Presidente dei golpisti di stato, al massimo.




L'ONU conta i morti ma non interviene in maniera efficace, Bush se ne lava le mani, poichè gli hanno detto che lì non c'era petrolio, l'Europa... uhm...
L'Europa?

giovedì 7 giugno 2007

AAA posto in Serie B vendesi

.. e se il presidente della vostra squadra di calcio o di basket decide di vendere il posto della serie in cui milita - sciogliendo de facto la società -, la prendereste bene?


Certo non sareste contenti, così come non lo sono i tifosi del Ciudad de Murcia - club che ha chiuso la stagione con un onorevole quarto posto nella serie B spagnola -, che si ritrovano senza squadra.
Già, perchè il presidente, Jorge Pina ha deciso di vendere al Granada C.F., per 20 milioni di euro, il posto in serie B che spetterebbe di diritto al Ciudad.
Pina ha già fatto capire che i soldi incassati gli serviranno per comprare un'altra squadra...


Ai giocatori ancora legati da contratto è stata offerta la possibilità di trasferirsi al Granada alle stesse condizioni contrattuali, mentre in caso contrario è prevista la rescissione unilaterale.
Più scontenti dei tifosi, dei giocatori o dei dirigenti, sono solo gli sponsor, immagino.


Finora in Europa un trasferimento di una squadra da una città all'altra era successo solo nel 2003, in Inghilterra, quando il F.C. Wimbledon (club fondato oltre 100 anni fa) venne comprato da Peter Winkleman e trasferito da Londra a Milton Keynes - una città fondata negli anni '60 circa una settantina di chilometri a nord della capitale - con il nuovo nome di Milton Keynes Dons F.C.


Con risultati disastrosi.
L'ex-Wimbledon F.C. ha disputato finora due stagioni sportive a Milton Keynes, retrocedendo due volte.
Che è esattamente quello che molto antisportivamente si augurano gli (ex) tifosi del Ciudad al Granada sul forum della squadra, ma li capisco.


In Italia non è ancora successa una cosa del genere, ma eticamente è successo di peggio.
Ci sono due casi distinti di un presidente che ha comprato due squadre, riunendo i giocatori forti in una e lasciando falire quell'altra per bancarotta.


Enrico Preziosi, imprenditore irpino proprietario della holding Giochi Preziosi, quarta azienda mondiale nel suo settore, e presidente del Genoa, è stato inibito per 5 anni : nel 2003 ha fatto precisamente questo; addirittura dopo aver trasferito una decina di calciatori dal Como al Genoa gratis ("incidevano troppo sugli ingaggi" è stata la sua risposta ai magistrati), un mese dopo ne ha ricomprato uno con il Como per quasi un milione di euro.


Infine, non appena il Como è fallito, Preziosi l'ha rilevato dall'asta fallimentare per poi rivenderlo in un secondo momento. Per non lasciare proprio nulla al caso.
Come quando nel 2005 cercò di "addomesticare" l'ultima partita di campionato - nonostante il Genoa fosse primo in classifica e l'avversario (Il Venezia), ultimo e già retrocesso -, e fu colto con le mani nel vasetto della marmellata, anzi, con le mani sopra una valigetta contenente 400.000 euro.


L'altro caso invece riguarda Maurizio Zamparini, imprenditore friulano proprietario della catena emmezeta, che - dopo aver rilevato il Venezia in serie c2 nel 1987 quando era sull'orlo del fallimento - e averlo portato ad una storica salvezza in serie A nel 1998, nel 2000 decide di espandere il mercato della sua catena di supermercati in Sicilia: per sponsorizzare il suo marchio acquista il Palermo, e lì trasferisce armi, bagagli e giocatori.
Il Venezia rimane in amministrazione controllata per un paio di anni di agonia nelle serie minori per poi fallire. Zamparini aveva fatto lo stesso giochetto con il Saronno, rilevato, portato ad un passo dalla B e poi fatto fallire miseramente per acquistare il Venezia.


Complimenti a tutti quanti.

mercoledì 6 giugno 2007

C'ETAvamo tanto amati..



Poco più di un anno.
Tanto è durata la tregua tra il governo spagnolo di Zapatero e l'ETA.
Ad annunciarlo, uno scarno comunicato recapitato dall'ETA a più quotidiani baschi a causa di: «Arresti, torture e ogni tipo di persecuzione», perpetrate ai terroristi dal governo spagnolo.


L'ETA (dal basco: Euzkadi Ta Azkatasuna, "Patria Basca e Libertà") è un'organizzazione fondata nel 1958 da un gruppo di studenti nazionalisti che si prefigge come scopo l'indipendenza dei Paesi Baschi. I Paesi Baschi intesi dall'ETA sono in realtà i Paesi
Baschi storici, ovvero sette province: le 6 che formano
i Paesi Baschi propriamente detti (tre province francesi
e tre spagnole) più la Navarra - una provincia che fino all'anno 1000 era abitata dai baschi, ma oggi forte di una propria
identità culturale, che tuttavia comprende Pamplona (capitale storica dei baschi) all'interno del suo territorio, e per questo inclusa nelle rivendicazioni territoriali dell'ETA.


L'ETA ha cominciato ad uccidere in nome dell'indipendenza e dell'abertzale (nazionalismo basco) nel 1968, e si è fermata solo due volte: la prima, il 16 settembre 1998, quando l'ETA dichiara una tregua ispirata al contemporaneo armistizio in Ulster, definendola "totale e a tempo indeterminato", ma che durerà solo 6 mesi; l'ultima lo scorso marzo 2006, quando ETA proclama il "cessate il fuoco permanente" - anche se prima dell'annuncio ufficiale della rottura di oggi vi è stato un attentato mortale il 29 dicembre 2006 all'aeroporto di Madrid-Barajas, il che ha aggiornato il conteggio totale delle vittime a 819, distribuite tra civili, poliziotti e politici.





E' singolare che il termine Euskal Herrìa (scritta che campeggia sotto ai due terroristi nell'immagine qui sopra) è usato sia per indicare la patria del popolo basco sia il popolo basco stesso. Una possibile causa di questo può essere che se da un lato i baschi sono sempre stati culturalmente uniti mentre l'ultima volta che erano uniti in una sola patria era a cavallo dell'anno 1000.


Annunciato il 22 marzo 2006, ma valido solo di lì a due giorni, il "cessate il fuoco permanente" è stato il frutto dei tentativi del presidente del governo, Zapatero (del PSOE, il Partito Socialista), di porre fine pacificamente alla questione basca; anzi, ancora Zapatero non desiste, e lascia aperto uno spazio al dialogo.
Numerose erano le richieste che Zapatero era intenzionato ad assecondare, per garantire finalmente sicurezza sul territorio spagnolo: dalle scarcerazioni di prigionieri politici alla promessa di un nuovo Estatuto - la monarchia spagnola è de facto uno stato federale e le province sono definite autonome in quanto possono darsi uno Statuto (previa approvazione dello Statuto al parlamento di Madrid) con proprie leggi in determinati campi come la sanità e la pubblica istruzione.


Sin da quando la tregua con ETA era solo ventilata, Zapatero è stato avversato in tutti i modi dal partito di opposizione (il PP, Partito Popolare): infatti i leader del PP sostengono che non si deve trattare con le organizzazioni terroriste, in quanto si possono "sconfiggere solo con la forza della legge e dello stato di diritto."


Si può essere d'accordo con una visione o con l'altra.
Abbassarsi al livello dei terroristi e trattare con loro può però portare alla cessazione delle attività terroristiche, che per uno stato sono uno spreco non da poco di risorse investibili altrove - mi riferisco al grande dispiego di forze dell'ordine, o per esempio al costo del mantenimento dei prigionieri politici - oltre al vantaggio di salvare vite umane.


Gli svantaggi sono che se le negoziazioni falliscono (come in questo caso) si può trasmettere un messaggio di debolezza - in quanto è come ammettere che le forze di polizia e di antiterrorismo non riescono a proteggere la popolazione. Anche se basta controllare una lista degli attentati più sanguinosi di ETA per capire che spesso l'ETA è andata fino in fondo.
Senza molti scrupoli.
D'altra parte, non voler trattare con i terroristi suppone che bisogna avere qualche carta in mano per sgominare l'intera banda.
Il che è un'utopia
Certo ETA non è più nel suo periodo di massimo splendore (tra gli anni 70 e 80), ma minaccia e uccide ancora.


ETA può solo essere sconfitta da dentro.
Sono solo i baschi che possono - e devono - dire basta.


ETA ha bisogno di circa 12 milioni di euro all'anno per comprare armi, sovvenzionare campagne informative, inviare denaro agli esiliati, pagare degli appartamenti franchi e i viaggi, stipendiare i militanti..
I soldi vengono ricavati principalmente dalle estorsioni che riguardano imprenditori, commercianti, artisti, calciatori delle province dei Paesi Baschi e della Navarra.
Nel tempo le estorsioni si sono sempre più raffinate: le richieste della cosiddetta "tassa rivoluzionaria" venivano inviate tramite missiva al bersaglio dell'estorsione (in modo che la vicenda rimanesse un segreto tra ETA e l'estorto) mentre ora la lettera arriva ad un familiare qualunque dell'estorto e nel mittente compare il nome di un parente. Assieme alla richiesta, le minacce e foto dei famigliari dell'estorto - per esempio, dei figli dell'estorto che vanno a scuola - in modo sia di gettare nel panico l'intera famiglia che di dimostrare la conoscenza dell'intorno familiare.
Ma pagare è un errore, poichè quando uno comincia a pagare, non ne può più uscire.


ETA può morire solo se le viene tagliato il cordone ombelicale a forma di €uro.


Sotto, un cartello di boicottaggio affisso in una città basca: ETA pubblica manifesti in cui chiede alla popolazione di boicottare le imprese di imprenditori che non pagano.


martedì 5 giugno 2007

Europa da colonizzare ovvero minaccia che ti passa..

Putin: - "Missili russi torneranno a essere puntati contro l'Europa" http://www.corriere.it/Primo_Piano/Esteri/2007/06_Giugno/03/putin_missili_litvinenko.shtml

Dalla guerra fredda in poi, le minacce missilistiche sono solitamente servite per trattare con qualche carta in mano in più, e quelle di Putin non fanno eccezione.
Putin lo dice chiaro e tondo: lo scudo missilistico che gli statunitensi vogliono impiantare in Europa (vedi animazione: http://www.elpais.com/graficos/internacional/Sistema/antimisiles/elpepuint/20021217elpepuint_1/Ges/ )
viola il Trattato sulle Forze Armate Convenzionali in Europa (CFE: http://www.osce.org/documents/doclib/1990/11/13752_it.pdf ), e così facendo altera i rapporti di forza.
Per questo ha dichiarato la moratoria sul CFE.
I missili facenti parte dello scudo (cfr animazione) non sono puntati verso la Russia, dice Bush in un'intervista al New York Times, "Vladir - lo chiamo Vladimir -, non dovresti avere paura di un sistema missilistico di difesa", anzi perchè non cooperate con noi?
( http://www.nytimes.com/2007/06/05/world/europe/05cnd-bush.html?_r=2&ref=world&oref=slogin&oref=slogin )
Putin non ha tutti i torti quando sostiene che lo scudo non può essere rivolto ai missili iraniani (in quanto non hanno la gittata necessaria, visto che a stento riescono ad arrivare in Israele) e si sente chimato in causa, mostra stizzito quando fa notare che quando si è offerto a Bush per "cooperare" con gli statunitensi si è sentito rispondere che al massimo avrebbero potuto usare missili russi come bersaglio nei test.
Insomma, è determinato a far sì che lo scudo rimanga un'utopia a stelle e strisce.
Anche perchè è a fine mandato e vuole consegnare una Russia tenuta in conto quando si tratta di decidere.


Come troppe altre volte nella storia, le democrazie europee prese singolarmente mancano di credibilità e rilevanza nello scacchiere mondiale. I loro leader possono anche essere profeti in patria, ma al cospetto della Casa Bianca sono degli yesmen.
Quando si presentano come Unione Europea le cose cambiano solo in campo finanziario, con l'euro moneta forte rispetto al dollaro.
Bush, che ha il dente avvelenato a causa di questo dato di fatto, è disposto a fare carte false per ristabilire la supremazia del dollaro.
Può essere questo uno dei motivi che spingono Bush a giocherellare con Putin sullo scacchiere europeo, visto che per la questione dello scudo di difesa non si è rivolto all'Unione Europea, bensì ai governi di Polonia e Repubblica Ceca - i quali si guardano bene dallo scendere dal carro del vincitore.
Prima di tutto gioca in trasferta, quindi anche un pareggio può andare bene.
Poi magari vuole testare se la Russia del 2007 ha più peso politico di quella che lo ammonì di non proseguire alla vigilia della guerra dell'Iraq.


Riassumendo i dati di fatto:
Putin, nel week-end dal 2 al 3 giugno minaccia di puntare i suoi missili nucleari contro l'Europa se Bush insiste con lo scudo.
Bush il 5 giugno risponde che loro hanno deragliato dalla democrazia - "e dovrebbero stare zitti" penso sia la continuazione naturale di quello che intendeva -, e lo scudo va avanti.
...E i leader europei, in tutto questo?
Visto che alla fine il tutto riguarda l'Europa?
Regno Unito? Germania? Francia? (L'Italia non la scrivo neanche..)
Pazienza, cittadini, siamo sotto minaccia nucleare.
Amen.
Dove sono Blair (o Brown o chi per lui), dove la Merkel o Chirac o Sarkozy o chiunque sia?
Cosa aspettano a dire agli statunitensi che i missili li vadano a impiantare in un'altra parte del globo?


L'Europa forse vuole scegliere di non scegliere, come al solito, e non metter becco in questa diatriba, ma è una decisione sbagliata nelle sue fondamenta.
Scegliere di non schierarsi non può pagare: come possiamo non aver voce in capitolo quando siamo parte in causa?
Oltretutto sarebbe l'ennesimo segno di inequivocabile debolezza.
Noi già lo sappiamo, ma se se ne accorgono tutti prima o poi ci sarà qualcuno che se ne vorrà aprofittare.
Come altri stanno già facendo in questo momento, mi sembra.


Bisogna inoltre considerare che ad oggi il fabbisogno europeo di gas è coperto per il 25% dalla Russia, percentuale che per il 2010 dovrebbe salire al 45%.
(dati: http://uninews.unicredit.it/it/articoli/page.php?id=7048 )
La Russia è troppo importante per noi - noi inteso come Unione Europea - non possiamo giocarcela, dobbiamo finalmente essere indipendenti come entità decisionale autonoma rispetto agli Stati Uniti.

lunedì 4 giugno 2007

Scandalo cercasi disperatamente

1 milione di dollari.
E' questa la cifra che Larry Flynt - padre-padrone dell'industria porno statunitense - è disposto a sborsare pur di sbattere in prima pagina del suo magazine "Hustler" un nuovo Sex Gate.
( http://www.nytimes.com/reuters/washington/politics-washington-hustler.html )
Essendo a corto di materia prima - lo scandalo - ha pensato bene di comprare una pagina di un prestigioso quotidiano (il Washington Post) offrendo un milione di dollari a chiunque gli avesse potuto documentare di aver avuto rapporti sessuali con un membro del Congresso.
( http://www.repubblica.it/2007/06/sezioni/esteri/flint-cerca-scandalo/flint-cerca-scandalo/flint-cerca-scandalo.html )

Il bello è che ci aveva già provato.
Era il 1998 di Clinton e della Lewinsky, e quella volta Larry Flynt cercava uno scandalo, a condizione che riguardasse esclusivamente esponenti dei repubblicani.
Lo trovò.
Ma non fece in tempo a pubblicare l'articolo di accusa verso Robert Livingston (da poco designato Portavoce del Parlamento), che questi giocò d'anticipo e si dimise, sorprendendo tutti.
( http://en.wikipedia.org/wiki/Bob_Livingston )


Chissà quanti tra i deputati avranno sudato freddo, leggendo quella pagina pubblicitaria.
Nel paese della caccia alle streghe, dai Rosenberg in poi non c'è neanche bisogno che uno scandalo sia effettivamente accaduto, se è sulla bocca di tutti è come se fosse successo. Basta solo essere sfiorato dal sospetto. Talvolta puoi anche essere innocente, ma non cambia niente -chiedetelo a Mumia Abu-Jamal.


Il problema infatti riguarda i millantatori che si presenteranno a battere cassa infangando la reputazione di deputati innocenti.
Ossia, se Larry Flynt dovesse avere poche risposte al suo annuncio, quanto si darà cura di verificare l'autenticità del materiale che gli verrà recapitato?


Link:
http://www.temporis.org/storia_rosenberg.htm

http://www.nytimes.com/aponline/us/AP-Larry-Flynt.html